Soleggiati colli alberati dal cui ventre sgorgano pure acque cristalline, le fondamenta millenarie di un’imponente fortificazione romana e le luminose stanze affrescate di un grandioso palazzo signorile formano un delicato equilibrio in cui arte, architettura e natura incontaminata guidano il visitatore in un avvincente viaggio nel tempo alla scoperta di uno dei più straordinari e antichi castelli d’Europa, dalle cui maestose torri merlate si domina con lo sguardo l’ameno panorama della Valmareno.
Indice
Le origini di CastelBrando
Dall’Homo Sapiens ai paleoveneti
Riportati alla luce nelle località di Roncavazzai e Fondo Carnellion, a soli 5 km da CastelBrando, frammenti di selci scheggiate attestano la presenza dell’Homo Sapiens nelle Prealpi Venete nel 30.000 a.C.
A soli 8 km dal maestoso castello, sulle placide rive di Lago di Lago disseminate di giunchi, canne lacustri e ninfee, il Parco Archeologico Didattico del Livelet riproduce quelli che sono ritenuti i primi insediamenti palafitticoli della penisola, risalenti a 5000 anni fa.
Le più remote testimonianze della presenza dei paleoveneti nell’attuale sito del castello sono comprese tra il 1000 ed il 600 a.C.
Il castrum romano
Negli anni compresi tra il 20 e il 30 d.C, i romani decisero di costruire un accampamento fortificato nel punto in cui si innalza oggi il sontuoso castello. La scelta del luogo dipende sia dalla posizione dominate del colle sia dalla sua prossimità alla Via Claudia Augusta, realizzata tra il 15 a.C ed il 46 d.C. per collegare la Pianura Padana al Danubio.
L’approvvigionamento idrico della fortificazione militare era garantito da 5 km di condotte in pietra e terracotta, mirabile opera di ingegneria idraulica che attingeva l’acqua dalle stesse sorgenti che alimentano oggi il castello.
Del castrum romano è possibile ammirare tre possenti mura, un vano per essiccare la carne ed un grande forno per rifornire di pane ben duecento legionari.
Dalle invasioni barbariche al Regno Longobardo
A causare la rovina del forte millenario, nel 365 d.C, non furono né lunghi assedi né incursioni nemiche, bensì uno sconvolgente evento sismico. L’intensità del terremoto, stimata intorno all’XI grado della scala Mercalli, avrebbe causato il crollo delle massicce pareti alte trenta metri.
Con il tramonto dell’Impero Romano d’Occidente, nel periodo compreso tra il 360 ed il 476 d.C, la Valmareno divenne un territorio ambito dai Goti, dagli Unni e dagli Alemanni di Leuthari. Pare che persino Attila, re degli Unni, si fosse accampato nel fortilizio romano.
A porre fine alle invasioni barbariche fu il re dei Longobardi Alboino, che nel 568 diede inizio alla conquista dell’Italia nordorientale.
La Regina Teodolinda
Figlia di Garibaldo primo duca dei Bavari e nipote di Vacone, re dei Longobardi dal 510 al 540, Teodolinda fu regina consorte del re Autari fino alla morte di questi, nel 590. Alla scomparsa del secondo marito, Agilulfo duca di Torino, Teodolinda divenne reggente del regno dei Longobardi dal 616 al 624.
Molto amata dai propri sudditi, Teodolinda fu artefice della conversione dei Longobardi al cattolicesimo, come testimoniato dalla presenza di croci longobarde incise in molte abitazioni e fortezze, tra cui l’ingresso del castrum. Durante il suo regno, Teodolinda donò la Valmareno al Vescovado di Ceneda.
Nel 962, il re di Germania e Sassonia Ottone I riconquistò e restituì al Vescovado di Ceneda i territori della Valmareno che i Franchi, guidati da Carlo Magno, avevano invaso.
Da castrum romano a castello medievale
Nel 1154 il feudo passò sotto la giurisdizione dei Caminesi a seguito del matrimonio di Sofia di Colfosco, figlia di Valfredo conte di Colfosco e Adelaide di Porcia, con Guecellone II Da Camino.
Durante il dominio dei Da Camino, diversi interventi di ampliamento e ammodernamento portarono le affascinanti vestigia del castrum romano ad assumere i tratti caratteristici delle fortezze medievali. Al complesso architettonico fu aggiunta una strada ed un ingresso a est, con mura e svettanti torri di guardia.
Addossate al lato est furono costruite le carceri ed una serie di saloni, tutt’ora visitabili.
Nel 1335, anno in cui Rizzardo III Da Camino morì senza lasciare eredi maschi, la Valmareno tornò sotto la giurisdizione del vescovado di Ceneda, che infeudò nella contea i procuratori di San Marco: Marco Morosini, Marco Giustiniani e Giustiniano Giustiniani.
Nel 1343 il feudo fu affidato a Rizzardo IV e a Gherardo, del ramo dei Caminesi di Sotto, per volere del vescovo Ramponi.
I Da Camino e la Repubblica di Venezia
A causa dei debiti, il nobile casato cedette CastelBrando alla Repubblica di Venezia che ne infeudò Marin Falier, cinquantacinquesimo doge della Repubblica di Venezia dall’11 settembre 1354 al 1355, anno in cui fu decapitato con l’accusa di aver congiurato contro la Repubblica.
Dopo 81 anni di contese, nel 1436 il doge Francesco Foscari concesse la contea ai fratelli d’armi Erasmo da Narni, noto come Gattamelata, e Brandolino “Brando” IV da Bagnacavallo.
Deciso a perseguire la carriera militare, il Gattamelata vendette il feudo per tremila ducati d’oro a Brandolino IV che divenne così unico conte di Valmareno e signore di Solighetto.
La guerra di Cambrai
Alla testa di un piccolo esercito, Gianconte Brandolini, nipote di Brandolino, liberò le città di Feltre, Belluno e Vittorio Veneto che l’imperatore Massimiliano I Asburgo aveva conquistato.
Appresa l’intenzione dell’imperatore di marciare verso Feltre a capo di un esercito di quarantamila uomini, Gianconte Brandolini diede ulteriore prova delle proprie abilità strategiche rifugiandosi sui monti, per poi riconquistare Feltre e spingendosi fino quasi a Trento.
Da fortezza medievale a Castello rinascimentale
Il nipote di Gianconte Brandolini, Antonio Maria, affidò all’architetto Jacopo Sansovino, Proto della Repubblica di Venezia, la progettazione dell’ala rinascimentale al fine di ammorbidire il carattere severo e austero del castello.
È probabile che la Regina Caterina Cornaro abbia avuto un ruolo significativo nel processo di ammodernamento del palazzo signorile, come testimoniato dalle eleganti bifore e trifore che si aprono nella facciata cinquecentesca, e dagli stemmi che affermano il legame tra i Brandolini e i casati dei Cornaro, appunto, dei da Collalto e dei Malatesta.
Il teatro Sansovino
Al 1683 risale la realizzazione del Teatro Sansovino, allestito per volere di Guido IX Brandolini nell’ala rinascimentale progettata dal Sansovino per ospitare ricevimenti, feste da ballo e rappresentazioni musicali. Gravemente compromesso da un incendio e da un terremoto, rispettivamente nel 1872 e nel 1873, il castello fu restaurato per volontà dei fratelli Brandolino, Vincenzo, Sigismondo, Guido, Paolo, Annibale conti Brandolini.
Conosciuto anche come Sala degli Stemmi, il Teatro Sansovino espone lungo le pareti gli emblemi araldici dei Brandolini dal 1240 al 1934.
Coronato da due candidi camini che la Regina Cornaro aveva donato in occasione del matrimonio di una sua nipote, il Teatro Sansovino è accessibile dalla corte interna tramite un solenne ingresso del XVI secolo in alabastro e con decorazioni diamantate.
CastelBrando nel XVIII secolo
Dopo aver demolito una parte del castello ritenuta informe e irregolare, tra il 1710 e il 1730 l’architetto Ottavio Scotti progettò un imponente ala a ferro di cavallo in stie classico.
L’architettò si occupò inoltre di dotare le imponenti mura centrali di un complesso sistema di climatizzazione con l’aria calda prodotta da una caldaia a legna settecentesca, tutt’ora visibile.
Degno di ammirazione è senz’altro il giardino di corte, con le fondamenta di edifici medievali e rinascimentali a vista.
Una delle esposizioni più suggestive del formidabile maniero è la collezione di armi e armature dei secoli XIII, XVI, e XVIII che adornano il salone principale, composto da sessantanove gradini monolitici, divisi in cinque ordini da cinque terrazzi veneziani.
Nei criptoportici sono inoltre custodite antiche carrozze restaurate che ripercorrono migliaia di anni di storia, dalla biga romana alla break da caccia.
La chiesetta di San Martino
La chiesetta settecentesca sorge sui resti di una chiesetta romanica del XIII secolo e probabilmente sui ruderi di un tempio votivo romano.
Il luogo di culto esprime un’equilibrata sintesi tra lo stile architettonico classico, opera di Ottavio Scotti, e la finezza degli stucchi rocaille e degli affreschi realizzati da Egidio Dall’Oglio, caratterizzati da uno stile tendente al rococò, raffiguranti i dodici Apostoli, i santi Paolo, Tiziano e Pietro, il Riposo durante la Fuga in Egitto, la Fuga in Egitto, la Natività e l’Assunzione della Vergine.
L’opera raffigurante San Martino, cui la chiesa è dedicata, è opera di un allievo di Jacopo da Bassano.
Al centro della navata centrale si trova una botola recante l’iscrizione Impavidum ferient, motto dei Brandolini tratto dalla celebre frase di Orazio Impavidum ferient ruinae (le rovine lo colpiranno invano).
Nella chiesa sono si trovano l’ossario dei Brandolini dal 1200 e le tombe di famiglia dopo il 1800 fino all’ultimo Brandolini, il conte Brandolino Brandolini d’Adda con la moglie Contessa Yasmin.
CastelBrando oggi
Punto di partenza per escursioni e itinerari enogastronomici alla scoperta delle colline del Prosecco incastonate tra Venezia e le Dolomiti, CastelBrando offre ai visitatori la possibilità di soggiornare nelle camere nell’ala cinquecentesca e settecentesca del castello, accuratamente restaurate sotto la tutela dei Beni Culturali.
Le Camere e le Suites
Ornate da stemmi, drappi e arredi storici, le Camere Classiche del XVIII secolo regalano vedute mozzafiato del cortile interno del castello.
Situate nell’ala rinascimentale, al bel étage o piano nobile del Castello, le Camere Superior erano riservate alle dame e ad altri ospiti di rilievo.
In stile veneziano e decorate con stucchi originali, le Junior Suites sono illuminate da preziosi lampadari in vetro di Murano.
Sempre in stile veneziano e affacciate sulla meravigliosa vallata, le Royal Suites si articolano su due livelli collegati da una graziosa scala a chiocciola.
Decorato da fini opere pittoriche e da un lampadario veneziano cinquecentesco, uno dei più rinomati appartamenti del castello è l’Alcova del Conte, riservata per secoli ai Conti Brandolini.
Desiderate soggiornare in una torre medievale immersa in un’atmosfera fiabesca e sospesa nel tempo? La torre Gaia prende il nome dalla figlia di Gherardo da Camino. Entrambi sono citati nella Divina Commedia.
“l buon Gherardo
[ … ] per altro sopranome io nol conosco,
s’io nol togliessi da sua figlia Gaia”
( Dante, Divina Commedia, Purgatorio, Canto XVI )
La torre principale ospita invece la suite presidenziale, dimora dell’imperatore edificata con le pietre recuperate dalle rovine del castrum romano.
I ristoranti di CastelBrando
Il castello include splendidi ristoranti allestiti in sale storiche, ambiente ideale per trascorrere momenti significativi e memorabili nella radiosa cornice architettonica di vaste stanze plurisecolari adornate da sgargianti opere pittoriche.
Aperto esclusivamente per eventi, matrimoni e gruppi privati per un minimo di venti persone, il ristorante Sansovino è allestito in storiche sale in stile veneziano decorate da stucchi e affreschi originali.
Spa e Centri Benessere
Impreziosita da mosaici e reperti romani, la parte più antica del Castello ospita una spa con piscina, saune scavate nella roccia, idromassaggio, bagno turco, sala fitness, doccia con cromoterapia e zona relax.
Il cuore di CastelBrando concilia lo splendore delle terme romane con le comodità offerte dalle più moderne tecnologie mirate a purificare il corpo e a raggiungere un profondo stato di benessere psico-fisico.
Le parole non sono sufficienti a descrivere il fascino che lo spettacolare castello e i lussureggianti colli alberati in cui è armoniosamente inserito suscitano in chi ha la fortuna di visitare Cison di Valmarino.
Se desiderate vivere un’esperienza da sogno tra castelli millenari, foreste incantate, gentili declivi erbosi e rigogliosi vigneti in una dimensione in cui si perdono i confini tra storia e magia, visitare CastelBrando sarà un’esperienza indimenticabile!