Scopri cosa fare a Zovencedo: la sagra di San Gottardo, il sentiero del Calto n° 63, il castello di Zovencedo. Volete saperne di più? Prima di tutto…
Dove si trova Zovencedo?
Il comune di Zovencedo confina a nord e a nord ovest con Brendola, a nord est con Arcugnano, a sud con Villaga, a sud ovest con Val Liona, a est con Arcugnano, Barbarano Mossano e Villaga, a ovest con Brendola e Val Liona.
La sagra di San Gottardo
Il 4 maggio è il giorno della commemorazione della scomparsa del vescovo benedettino San Gottardo di Hildesheim, anche la celebrazione in suo onore non corrisponde sempre a questa data. L’edizione 2022 si è svolta dall’11 al 13 giugno.
La festa popolare prevede specialità gastronomiche della cucina vicentina e serate danzanti con orchestre di liscio. Se vi chiedete cosa fare a Zovencedo e desiderate vivere l’estate all’insegna di tipicità da far venire l’acquolina in bocca, calici di vino, boccali di birra e musica dal vivo, partecipare a questo evento potrebbe fare proprio al caso vostro!
Il sentiero del Calto n° 63
Il punto di partenza dell’itinerario è il parcheggio in corrispondenza della chiesa di San Nicola (45.42844921029716, 11.501170340446107).
Imboccate la strada in discesa che affianca il parcheggio seguendo la segnaletica per il sentiero n° 63, lasciate alla vostra sinistra un rudere divorato da piante infestanti e seguite il tracciato in direzione sud ovest fino a raggiungere un vasto spiazzo in terra battuta delimitato da muretti a secco coperti da un florido manto di edera.
Ombreggiata dalle dense fronde di maestosi faggi, l’area è lambita da un limpido ruscello le cui acque sono convogliate, attraverso un sinuoso canale, nella fontana della Villa, grande vasca quadrangolare situata sotto una rientranza nella parete calcarea presso la quale sono presenti un tavolo e due panche.
Lungo il cammino troverete le indicazioni per l’abitazione Rupestre Sengia dei Meoni, il museo della pietra di Vicenza ed il covolo dell’uomo di Neanderthal. Seguendo quest’ultima indicazione troverete lungo il percorso una verde cascata di capelvenere gettarsi nelle acque della fontana dell’Albiolo, appoggiata allo scosceso declivio.
Dopo aver visitato il candido antro, rifugio dei nostri antenati più di settantamila anni fa, il sentiero conduce al borgo rurale di Calto, pittoresco caseggiato rustico circondato da rilievi alberati.
Procedendo verso sud est, lungo Via Calto, l’itinerario si immerge nella valle dei mulini, incantevole località solcata da gelidi fiumiciattoli e cascatelle che alimentano le ruote in legno di complessi molitori secolari incastonati tra i monti disseminati di olivi, acacie e svettanti pioppi.
Da Via Calto continuate su Via Alessandro Manzoni, poi svoltate a sinistra in Via Gervasi (45.412376332009885, 11.493350467985563).
Da Via Gervasi prendete la prima laterale a destra in corrispondenza di un vigneto, poi fiancheggiate un ripido pendio costellato di olivi e, arrivati ad una casa di fronte alla quale sorge un grande pino marittimo (45.41484285745064, 11.496858392971331), lasciate la strada asfaltata e addentratevi nuovamente nella rigogliosa vegetazione boschiva tramite il percorso sterrato che vi ricondurrà al punto di partenza transitando per Via Costabella, Via Croce e Via Roma. Sulla via del ritorno, di notevole interesse sono anche gli scorci paesaggistici che potrete ammirare dal belvedere Calto Val Liona (45.42666462784131, 11.506995352520184) e la profonda fontana della Cazzola (45.42829652736378, 11.507509972550094).
Se vi appassiona l’escursionismo e vi chiedete cosa fare a Zovencedo, il sentiero del Calto n°63 vi guiderà attraverso gli scenari naturalistici mozzafiato di grotte millenarie e dimore di pietra armoniosamente inserite tra i vivaci profili tondeggianti di antichi colli alberati.
Il castello di Zovencedo
Situata in Via Castello, 6, la grandiosa fortificazione troneggia sulla sommità di un’altura da cui si abbraccia con lo sguardo il spettacolare panorama berico. La scarsità scarsità di informazioni in merito alla storia del castello, la cui più antica testimonianza risale a un documento di Federico Barbarossa del 1158, rende la formidabile rocca ancor più affascinante e misteriosa.