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Il Molino della Sega a San Biagio di Callalta

Dove si trova il Molino della Sega?

Il Molino della Sega è situato in Via Molino Sega, 31048 San Biagio di Callalta (TV).

A chi è dedicato il Molino della Sega?

Il Molino della Sega è un monumento realizzato per commemorare i soldati protagonisti dell’aspro e decisivo conflitto che ebbe luogo il 16 e 17 novembre 1917 lungo il corso del fiume Piave durante la Prima guerra mondiale.

Il Molino della Sega celebra l’eroismo e il valore dei fanti, dei bersaglieri e dei ragazzi del ’99 che hanno contrastato l’avanzata delle truppe austro-ungariche in seguito alla tremenda disfatta di Caporetto, avvenuta dal 24 ottobre al 12 novembre 1917.

Da Caporetto al Molino della Sega

L’efficacia della travolgente incursione austro-germanica risultò dall’abilità del Comando nemico di convogliare le forze di sfondamento per colpire settori limitati delle linee italiane tra Tolmino e Plezzo e penetrare in profondità in territorio avversario.

Pianificato per la notte del 24 ottobre 1917, il poderoso attacco austro-tedesco prevedeva di:

  • colpire la conca di Plezzo verso la stretta di Saga, in direzione di Tarcento e del Tagliamento.
  • superare la testa di ponte di Tolmino e raggiungere Caporetto risalendo il fiume Isonzo.
  • occupare le alture di Jeza, Krad e Kolovrat, operazione necessaria per dilagare nella valle dello Judrio.

Alle ore 2:00 del 24 ottobre ebbe inizio il pesante bombardamento di artiglieria di copertura che avrebbe preceduto l’assalto delle truppe austro-tedesche.

Gli errori del Comando italiano

In seguito alla vittoria riportata sull’Altopiano della Bainsizza, occupato dalle truppe italiane il 29 agosto 1917, Cadorna ordinò di interrompere l’offensiva.
La resistenza dell’esercito austro-ungarico e l’approssimarsi della rigida stagione invernale avevano portato Cadorna a ritenere che eventuali controffensive nemiche avrebbero avuto luogo non prima della primavera del 1918.

L’atteggiamento rilassato e fiducioso che l’Alto Comando aveva trasmesso alle truppe venne scosso dalle sempre più frequenti informazioni che prigionieri e disertori avevano diffuso tra i reparti della II Armata in merito a un incombente e devastante attacco austriaco.

Rientrato a Udine il 19 ottobre, Cadorna si convince della pericolosità e imminenza di una controffensiva nemica quando mancano solo cinque giorni al massiccio sfondamento austro-tedesco, tempo insufficiente per riorganizzare adeguatamente le truppe e preparare un efficace schieramento difensivo in grado di reggere l’urto dello sfondamento avversario.

L’impeto del cannoneggiamento a lunga gittata e l’impiego del gas mortale fosgene disintegrò le postazioni italiane causando un ripiegamento caotico con esiti devastanti: 12.000 morti, 31.000 feriti e 300.000 prigionieri.

Il Piave e la resistenza

In seguito alla tremenda ritirata gli italiani si attestano lungo il fiume Piave.  Il 15 novembre giunge a Carbonera un battaglione di ragazzi del ’99, giovanissimi coscritti nati nell’ultimo decennio del XIX secolo che avrebbero rafforzato le linee di difesa italiana lottando strenuamente per contrastare l’impeto austro-tedesco e respingere l’invasore dal fronte del Piave.

I primi scontri ebbero inizio all’alba del 16 novembre 1916 tra Candelù e Casa Folina. I primi battaglioni nemici a tentare l’attraversamento del Piave furono annientati dalle truppe italiane.

Più a sud, tra Negrisia e Faè, alle 5:30 iniziarono i primi scontri di artiglieria che si sarebbero conclusi con sanguinose cariche alla baionetta.

Nonostante l’ardore e la risolutezza dei soldati italiani, i fanti del 92° reggimento boemo riuscirono a guadare il Piave e raggiungere la riva opposta, invadendo l’area compresa tra Molino della Sega e Fagarè.

La controffensiva italiana

Per placare l’incursione del nemico, un battaglione dispiegato dal Molino della Sega al Castello venne inviato a Fagarè, lasciando sguarnita l’area che presidiava in origine. I reparti austro-ungarici approfittarono dello sbilanciamento di forze per occupare il tratto fra il Molino della Sega e Castello. Il 92° reggimento boemo riuscì in questo modo a impossessarsi di una postazione di artiglieria e catturare 400 soldati italiani, tra cui il maggiore Melloni.

Dopo aver conquistato il Molino della Sega, il nemico invase prima San Bartolomeo, poi Fagarè. Lo sforzo congiunto del reggimento 153° Novara, proveniente da Zenson e della 3ª Brigata Bersaglieri che da Cavriè si sarebbe diretta a San Bartolomeo, unito agli strategici bombardamenti di artiglieria volti a rallentare i rifornimenti nemici, avrebbe permesso di circondare e respingere il nemico.

Fu proprio in questa circostanza che i ragazzi del ’99 ebbero il battesimo di fuoco dando prova di incrollabile coraggio e spirito di sacrificio nel combattere in prima linea contro gli schieramenti nemici. Il contribuito dei giovani soldati si rivelò fondamentale per riconquistare San Bartolomeo, Fagarè, snidare le postazioni di mitragliatici posizionate in corrispondenza di Casa Marinello, in prossimità del Molino della Sega, e infine scacciare definitivamente i reparti dell’esercito austro-ungarico dal fronte del Piave.

Il Molino della Sega oggi

Sito in prossimità dei corsi d’acqua Zero e Piavesella, il monumento dedicato agli eroi protagonisti dei micidiali scontri contro l’esercito austro-ungarico sul fronte del Piave consiste in un candido blocco di roccia carsica ricevuto in dono dal Comune di Gradisca d’Isonzo, sul quale è innestata una colonna al cui apice è collocata una lanterna permanentemente illuminata.

In occasione di commemorazioni e cerimonie pubbliche, le bandiere di Trento, Trieste, Gorizia, Udine e Roma sono issate sui cinque pennoni che circondano il monumento, mentre il pennone più elevato è dedicato al tricolore.

A ricordo dell’antico Molino, due antiche macine per la molitura del frumento e del granoturco.

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